Blow Up 76, September 2004 - by Gino Dal Soler, page 121
Non conoscevo nulla di Luciano Cilio prima che mi capitasse tra le mani questo bellissimo cd curato dalla sempre più preziosa Die Schachtel. Ma conosco qualcosa di certo movimento creativo della scena musicale alternativa napoletana dei primi anni 70, dentro cui in qualche modo questo fortunato/sfortunato compositore muove i suoi passi nello stesso periodo. Alan Sorrenti, quello imprescindibile di "Aria", Tony Esposiro, il fantastico Shawn Phillips che nel '67 si trasferì a Positano e li aveva aperto uno studio di registrazione. Proprio in quello studio Cilio aveva registrato nel 1971 quattro brani per sitar in una bobina andata perduta e ritrovata soltanto dopo la sua morte (avvenuta per suicidio nel 1983), dall'amico musicista Girolamo De Simone che ne racconta le gesta nel libretto e tra i pochi esecutori possibili oggi delle sue opere, accanto ad Eugenio Fels. Ma qualcuno incautamente vi aveva sovrainciso canzonette popolari napoletane e cosi non ci è possibile riascoltarli in questa per altro splendida raccolta. Le prime cinque tracce sono invece tratte dall'unico vinile mai inciso da Luciano Cilio nel 1977: "Dialoghi Dal Presente", pubblicato dopo una serie di incredibili peripezie e grazie alla produzione di Renato Marengo. Suddiviso in quattro quadri ed un interludio, l'incipit del primo quadro Della Conoscenza è di per se straordinario ed ancora oggi incredibilmente fresco: una chitarra malinconica e dolente a cui s'innestano gradatamente un pianoforte ed un violoncello (i tre strumenti privilegiati da Cilio) a cui poi si sostituiscono voci femminili in un magnifico crescendo, fino a che il piano riprende e chiude il pezzo. Percussioni e fiati ed uno sviluppo che profuma di mediterraneo aperto verso oriente, caratterizzano il secondo quadro, ed è un'altra piccola meraviglia, mentre il piano solo del terzo quadro è basato su una struttura di scala pentatonica. Ancora percussioni in rarefazione e cicli reiterati per fiati ed archi nel quarto ed ultimo quadro, che per certa osmosi mi ha ricordato addirittura la Third Ear Band, immerso com'e in chiaroscuri pieni di mistero e d'atmosfera, come del resto l'interludio successivo per mandola, con arpeggi ancora una volta sospesi tra Napoli ed Oriente. Altre composizioni aggiunte nel cd da ricordare sono la circolarltà di Suiff, presentato per la prima volta nel 1980 e Liebesleid, l'ultimo brano composto ufficialmente da Luciano. Il resto è quello che accadeva spesso in quegli anni "carbonari": La miopia ed incapacità di capire da parte di istituzioni ed accademia, per non dire dello sperimentalismo fine a se stesso, e poi l'impossibilità di conciliare con essi la propria intima natura creativa. Com'era possibile del resto scendere a patti con un "dilettante autodidatta" come Cilio? Un altro mondo. Che sembra procedere con ostinazione fino al silenzio ed alla fine. Ci resta una musica che come racconta ]im O'Rourke nell'introduzione al libretto, è fatta di struggente intensità, un autentico testamento emotivo. Per me semplicemente una rivelazione. (8)
Sandszine, August 2004 - by x e. g. (no ©)
Avevamo annunciato l’uscita di questo CD, in un vecchio ‘primo piano’, come un evento straordinario, e adesso che il CD è fra le nostre mani, pronto per essere recensito, possiamo solo ribadire che si tratta davvero di un evento straordinario.
Luciano Cilio, musicista napoletano, un unico disco nel 1977, morto suicida a soli 33 anni. Il suo lavoro viene spesso paragonato al “Pink Moon” di Nick Drake, a ragione devo dire, e al di là del tragico epilogo, per una libertà armonica che li unifica, ma anche per l’essenza così interiore della musica, quasi fosse stata carpita per sbaglio dall’anima a cui, di pertinenza, apparteneva. Un solo disco, “Dialoghi del presente”, che però è leggenda. È per questo che si è scomodato Jim O’Rourke per una breve, ma incisiva, nota introduttiva. È per questo che una ciurma di lettori sta pressando alle porte della rete in cerca di notizie su questa ristampa. È per questo che, se sarò io a decidere, Fabio Carboni e Bruno Stucchi - i proprietari della Die Schachtel – si sono già guadagnati il paradiso con questa produzione (ma anche Girolamo De Simone che ha curato il lavoro merita lo stesso premio).
Questa raccolta, oltre ai cinque brani che componevano “Dialoghi del presente”, contiene una versione inedita di uno di essi, un altro brano completamente inedito, più alcune trascrizioni che De Simone ha tratto da vari appunti, prendendosi il gravoso impegno, felicemente portato a termine, di darne un’interpretazione quasi sempre tratteggiata al pianoforte. Fra gli originali recuperati c’è un emozionante Studio for winds e fra le trascrizioni una già nota 4th Sonata. Non è molto, ma parte dell’opera di Cilio è andata persa o distrutta. Insieme al CD il libretto, aperto dalle note di O’Rourke, alle quali fanno seguito una breve biografia (che lo ritrae attraverso le collaborazioni con Alan Sorrenti e Shawn Phillips, la pubblicazione del disco e la prematura scomparsa) e, infine, le dettagliate note di Girolamo De Simone che, oltre ad aver curato la raccolta, conobbe personalmente Cilio. Le poche foto, di qualità scarsa, che adornano il libretto gettano un ulteriore tocco di magica irrealtà sulla figura del musicista. È realmente esistito od è un sogno? Una chitarra, un pianoforte, un flauto, un violoncello, un contrabbasso, un violino, una voce femminile, qualche strumento a percussione... la musica è disegnata con pochi tocchi, essenziali ed intensi, da un autore che usava tecniche compositive-esecutive avventurose, per l’epoca, quali il cut-up, le sovraincisioni e sistemi di scrittura che andavano dai segni grafici fino all’utilizzo dei colori, dei collage e dei montaggi di parti improvvisate. Nella vita ci sono cose indispensabili e cose che non lo sono, cose che sono strettamente necessarie e cose di cui si può fare a meno, “Dell’universo assente” appartiene alle prime e il suo ascolto è imprescindibile per chi segue i cantautori come per chi segue la musica elettronica, per chi segue il rock come per chi segue il jazz, per chi segue la sperimentazione come per chi segue il folk.
Un disco di una bellezza abbagliante.
Koen Holtkamp, Other Music - New York, Usa
Dell 'Universo Assente represents a truly unique and beautiful approach to music making where each instrument and each sound are given ample time and space to develop. Cilio performs on piano, guitar, flute, bass and mandola with various musicians and non-musicians contributing contrabass, violin, cello, percussion, oboe, saxophone and vocals. He focused his 'research' on long sustained sounds attempting to truly get inside each individual note or melodic passage. Or in his words: "Re-enter in the sound, to hold it, to hold it... then to leave it to go." These recordings achieve this not only in the overall musical structure, but through Cilio's highly acute and subtle sense of the mix which brings each instrument slowly to the forefront. Folk, modern composition, improvisation and various world musics are just a few of the musical genres that spring to mind when listening to Dell 'Universo Assente but it's the kind of self-contained, confident and reflective work that transcends mere genre restrictions to become that rare thing which is truly unique. This deluxe edition features a three-gatefold cover with silver foil design, 20-page booklet in English and Italian with an essay by Jim O'Rourke. Easily my favorite release of the year, it's limited to 500 copies, so get it while you can.
Freaks and Future
Another incredible dish of adventurous sound apples this week. The brandnew Luciano Cilio 'Dell'Universo Assente' CD on Die Schachtel is an overwhelming production balancing on intuition and the relation between avant-garde and acoustic minimalism. Luciano was born in Naples in 1950 and quickly developped a surprising interest in long sustained sounds. Thus focussing his research on the sound in it's primary and internal meaning. at the outset on the melodic, rhythmic and harmonic entities. to 're-enter in the sound. to hold it. to hold it... then to leave it to go'. Luciano Cilio. a Neapolitan avantgarde composer who committed suicide in the early eighties and whose music is absolutely stunning. deep and melancholic. placed between avantgarde and the most adventurous prog.This stunning deluxe edition gatefold digipack with silver foil and 20 page english/italian booklet including inspiring liner-notes by none other than Jim O'Rourke collects Luciano's entire recordings. Some cats can obviously put such emotional content to better words. so we pass the dutchie on the left hand side to Jim O'Rourke ; 'These recordings sound as they feel self contained. introspective. and determined. you can feel in the music a sort of necessity that can be rarely found. as in Bill Fay's Time of the Last Persecution. or in Nick Drake's Pink Moon: this enormous weight that is bearing on it's creators. the absolute need to exorcize it from their lives. a moment in time where you are invited to hear artists truly in contact with their existence. Luciano Cilio holds that moment in time. an authentic emotional testament. something to be cherished (...)'. More praising words can't do this album justice - totally essential dear friends.
Susanna Bolle, Weekly Dig - Boston, Usa
Over the course of its brief, two-year existence, the Die Schachtel label has published an amazing series of exquisitely packaged, limited edition releases by unknown Italian electronic music pioneers like Pietro Grossi and Enore Zaffire. Both Grossi and Zaffire worked exclusively with extended electronic tones, exploring the elusive pleasures of sinusoidal drones and so-called “endless” music. With their latest release, Dell'Universo Assente, the label unearths the work of the late Neapolitan composer Luciano Cilio and, in so doing, departs from its usual pure electronic aesthetic. Cilio was a self-taught composer, and virtuoso lute and sitar player, who was active from the late '60s to the mid-'80s and wrote almost exclusively for traditional instruments such as guitar, cello, mandola, percussion and voice. Though Cilio's warm, acoustic music is certainly a far cry from the quivering sine wave studies that have heretofore been Die Schachtel's sonic calling card, it does share its emphasis on long, sustained tones. Each note and melody is stretched out as Cilio attempts to get at its essence. Though the overt references here are to traditional folk music, modern composition and improvisation, there's a Romantic quality to most of the pieces collected here, as guitar and piano arpeggios rise and fall quietly, ebbing and flowing with the occasional extended dissonant element (most often vocal or electronic), coming sharply into focus and then receding. In the end, the invariably pretty folk melodies, though beautifully played, tread in perilously placid waters. It's a beautifully produced - and, needless to say, sumptuously packaged - CD that will likely appeal to fans of the delicate acoustic minimalism of David Grubbs or Tape, but to my ears it's lethally pleasant
Tab Abney , Dusted Magazine - Usa
In a macro sense, it’s been a big year for Jim O’Rourke - what with the picking ‘n knob-twiddling on the anticipated follow-ups from Wilco and Sonic Youth - but on a smaller scale, it has been a success, too. There was the archival issue of his early work, Two Organs, but deeper underground, his seal of approval tastemaking has shed some much needed light on crucial artists. One recipient was singer-songwriter Judee Sill, as her two stunning early-'70s albums finally appeared on CD in the States (O'Rourke's touching up her unreleased third album some 25 years after her death). His kind words about the enormous and excellent '70s Swedish free-jazz collective Arkimedes Badkar no doubt helped their exposure. His crowning achievement this year, though, rests on the rediscovery of Italian composer Luciano Cilio and his 1977 composition, Dell’Universo Assente (translated: “The Absent Universe”), released by the knowing Italian label, Die Schachtel. O'Rourke's introduction describes Cilio’s music as kin to the rarefied air of the first This Heat record, as well as Bill Fay and Nick Drake’s last albums from the edge. Those expecting prime mope/car-cruising songs will be frustrated, though; there's little semblance to that sort of song craft here. Instead, its parallels to the aforementioned albums come from that painful, isolated, deeply human sensation that they all deal with, where the artist is most withdrawn from the outside world, in near-silent communion with the Creator. O’Rourke describes it as “this enormous weight that is bearing on its creators.” For a hapless writer like myself, there are barely words to contain it. “Dialoghi dal presente,” the first of five movements, opens like an orchid, gorgeous yet with an air of flesh surrounding it. Wordless female vocals move and reverberate with the cello and guitar, reminiscent of recent Charalambides, but even as the haunting voices blend into the cello and saxophone squawk, they soon fall away into a rapturous duet between guitar and piano, with the cello returning to swell the profound sound. For the second section, Cilio inhabits a space close to the melancholy of This Heat’s “Not Waving,” or else the high and lonesome sound of bamboo flute player, Watazumido-Shuso. “Terzo quadro” is a stark piano piece, laconic in its gentle, devastating sound. Even when writing for percussion, Cilio’s touch is certain yet open-ended. It fits somewhere between Cage’s lovely percussion pieces of the 1940s and the evocations of gifted contemporaries like Tim Barnes or Glenn Kotche. A gifted musician, Cilio plays guitar, piano, flute, bass and mandolin here, laying out graphic notation to help the other players achieve his concept of sound. Described in the silver-on-white liner notes as an attempt to “return to sound, (to) hold it,” Cilio realizes it to be an end in itself, not just a rhythmic or harmonic component. It’s not unlike fellow visionary Italian composer Giacinto Scelsi, nor is his means of notation and indeterminacy far from American godfather Morton Feldman. This is no austere minimalist composition though; consider it an exquisite, gossamer veil rippling over the void, gorgeous even as it reveals the chilling blackness beneath.
Aquarius Records - San Francisco
We'd never heard of Luciano Cilio before, but of course Jim O'Rourke has. The ubiquitious O'Rourke (Wilco/Sonic Youth/you name it) contributes liner notes to this beautifully presented deluxe digipack cd reissue of what amounts to the collected works of Cilio, an Italian avantgarde composer from the '70s whose music is indeed experimental but less academic than you might expect. But even without O'Rourke's endorsement, a listen to the cd should reveal to you that Cilio was exquisitely talented, and maybe something of a genius. This disc is a simply fantastic document of what we might consider a hybrid of 20th century classical, minimalist psych-prog, and folk music, not entirely of this world. The all-white cover perfectly echoes Cilio's lovely, quietly haunting compositions for acoustic guitar, cello, piano and flute, sometimes visited by wordless female vocals. Achingly melancholic, immensely deep, truly beautiful. Limited to 500 copies, this cd consists of Cilio's sole album, Dialoghi del Presente, originally released on EMI in 1977, along with several previously unreleased tracks. Apparently he more or less abandoned music after the album's release, and sadly committed suicide in 1983. Allan's favorite new long-lost reissue after the Flamen Dialis disc reviewed on list #194...
David Fenech - livejournal, France
Une pépite sonore ressurgit d'on ne sait où ! Un parfait inconnu, Luciano Cilio , vient d'être réédité 27 ans plus tard (avec des notes de pochettes de Jim O Rourke, quand même) sur le label die schachtel... et c'est un choc. Je sais dès la première écoute que ce CD rejoindra ZNR, Rachels, Penguin Cafe Orchestra et Clogs dans le haut du panier des musiques post-modernes et inspirées. Génial, il y aura de la neige à noël.
Gianni Avella - SentireAscoltare
C’era un tempo l’avanguardia pop italiana. Un periodo, gli anni ’70, fertile per uno Stivale che rivaleggiava, senza sfigurare, con le più blasonate Inghilterra e America: Area, il primo Battiato, il progressive. Vari movimenti e vari epicentri, tra i quali svettava la scena partenopea, divisa tra fusion multicolore (i Napoli Centrale) e progressive rock (gli Osanna), senza dimenticare l’Alan Sorrenti di Aria, l’unico a potersi fregiare dell’appellativo di Tim Buckley italiano, e non solo. Collaboratore di quel Sorrenti era Luciano Cilio, artista partenopeo prematuramente scomparso ventun anni fa (si tolse la vita quando di anni lui ne aveva trentatré), autore di un unico album, Dialoghi del presente, pubblicato nel 1977 dalla Emi e mai più ristampato. Oggi, grazie a Fabio Carboni e Bruno Stucchi, proprietari della Die Schachtel, quel disco, integrato con altro materiale del Nostro, ritorna a far parlare di sé: in pratica, l’opera omnia di un artista andatosene via troppo presto e inevitabilmente sconosciuto ai più. Dell’universo assente - questo il titolo scelto da Girolamo De Simone, curatore del progetto e stimato pianista contemporaneo, amico di Cilio -, rispecchia il senso mediterraneo partenopeo: un folk bucolico libero e improvvisato, accostabile alle musiche di combi quali Third Ear Band e Popol Vuh, in un certo senso anticipatore della musica ambient teorizzata da Brian Eno (le composizioni risalgono alla fine degli anni ’60). Minimali strutture pastorali, armonizzate per chitarra, piano, flauto, violoncello, contrabbasso, qualche voce sparsa e percussioni. Passione per la musica, specchio riflesso dell’Io di Luciano, triste ma speranzoso. In queste registrazioni si può chiaramente percepire una necessità che raramente si trova nella musica: un momento nel quale si può veramente sentire un artista in reale contatto con se stesso. Luciano Cilio coglie quell'attimo sospeso nel tempo, come un autentico testamento emotivo, qualcosa da tenere a cuore: queste le note di copertina, redatte nientepopodimeno che da Jim O' Rourke. Miscela sapiente di passione mediterranea e avanguardia colta, Dell'universo assente è un album semplicemente splendido. (9.0/10).
Mimaroglu
right at the top of my “records of 2004” list, despite consisting of music mainly from the late 70s (a statement on the state of things ca. 2004? perhaps...), was this “vault-find” from italian composer luciano cilio, known less during his own lifetime than right now, thanks once again to the fine folks over @ die schachtel. the jim o’rourke liners liken mr. cilio’s output to a few other items in the o’rourke canon (this heat, bill fay, etc...), but honestly i don’t hear it (certainly not the bombast of this heat, nor their take on introspection). what i do hear are the unique sensibilities of an artist living in self-imposed hermetic exile, with no outside influence or commercial trappings as such. you may have gleaned from other blurbs herein that these particular confines, in my humble opinion, are often ideal in yielding unalloyed visionary musical gelt... and while mr. cilio’s unwillingness to embrace era trappings has sealed his place in the pantheon of great “outsiders”, i feel a pronounced sense of guilt in appreciating his music along the “time-osbcured genius: unearthed” path as cilio clearly led a tortured existence of self doubt, which cultimated in his taking of his own life in 1983. what i find so fascinating about mr. cilio’s work is how much it resonates with what i’ve been trying to do with my own music over the past few years... to neatly synthesize the timbre/dynamic of modern classical music with a more personalized take on popular song-form.. this is cilio’s stock in trade. i remember how gratifying the mark hollis solo record was when i first heard it (if you haven’t i highly recommend checking it out)... well... cilio’s compositions take a similar approach (introspective, intimate song-forms laden with a post-feldman sense of atmosphere and decay) only with a more refined sense of purpose, wholly embracing the melancholy of their auteur (not to mention existing 20 years prior to mr. hollis’ opus). in its inability to be classified appropriately, coupled with the authenticity of its soul-baring, i find myself revisiting this record on a regular basis, something that rarely happens as i tear through hundreds of albums a month looking for “gold” for the shop here. i believe i’ve found it...
Maxime Guitton - Chronic'art
Composée à la fin des années 60, publiée en 1977, rééditée et augmentée d'inédits du début des années 80 par le label milanais Die Schachtel fin 2004, Dell'universo assente est de ces musiques à l'élégance folle, dont l'évidence emporte avec elles une adhésion quasi viscérale, de l'ordre de celle que peuvent déclencher la découverte d'un choral de Bach par Artemiev dans Solaris, le frissonnement ressenti à l'écoute de You've changed de Holiday ou des Funérailles de la Reine Mary de Purcell, la révélation soudaine pour l'ouverture de la Nuit transfigurée de Schönberg ou la Fuga (Ricercata) a 6 voci réorchestrée par Webern, l'obsession pour la texture d'un piano amplifié chez Crumb, d'un piano préparé chez Cage ou d'un riff chez Electrelane, la légèreté euphorisante procurée par Artibella de Ken Boothe ou Banshee beat des Animal Collective, la clarté tranquille offerte par Kaïra de Toumani Diabaté ou Bülent de Benimle Oynar Misin, que sais-je encore ? Avec Dell'universo assente, il en va comme chaque fois que la musique parvient à excéder son propre matériau pour s'autonomiser et se loger directement et de manière irréversible dans les replis de la mémoire. Pour comprendre le grand frisson que ne manquera pas de procurer l'oeuvre de Luciano Cilio, Jim O'Rourke, en hagiographe de luxe, propose pour sa part une clé d'interprétation s'appuyant sur les noms de This Heat, Bill Fay et Nick Drake : pénétrer dans l'oeuvre du compositeur napolitain, c'est selon lui, être invité à écouter un musicien véritablement en prise avec son existence, exorcisant l'énorme poids qui écrase cette dernière par la création artistique. Il y a de fait une intuition de cet ordre dans le testament musical de Cilio (le compositeur s'est tué en 1983 à l'âge de 33 ans). A la différence d'un Fausto Romitelli, qui sous la baguette de l'ensemble Ictus, cite en un même patchwork des idiomes empruntés aux musiques "populaires" (PanSonic, Pink Floyd) pour les fondre dans son matériau, Cilio n'emprunte ni ne colle : il absorbe, synthétise et redéploie les traditions musicales avec l'audace naïve et inconsciente de ceux dont la liberté les empêche de voir les barrières qu'ils font tomber. Activiste génial de l'avant-garde napolitaine mais courtisé à la fin de sa vie par les gardiens du temple (universités, salles de concert "classiques"), Cilio fait le grand écart permanent entre écriture savante et rigueur d'exécution d'une part (il adopte très tôt un système de notation graphique et donne avec méticulosité nombre de consignes orales à ses interprètes), semi-improvisation et spontanéité du geste musical d'autre part (ses partitions demeurent assez peu détaillées et plusieurs compositions s'avèrent être des mises en forme d'improvisations initiales). Et c'est naturellement que Cilio rassemble son intérêt pour les airs vernaculaires napolitains, sa fascination pour l'utopie schönbergienne d'une "mélodie de timbres", sa connaissance des apports de l'électronique et qu'il projette dans sa musique ces apparentes contradictions pour créer des paysages sans ligne d'horizon, où les ombres de Chopin, Scelsi, Feldman croisent celles de Rashied Ali, Angus MacLise et de troubadours psych-folk (Shawn Phillips était un familier de Cilio). Publiée en 1977, l'intégralité du Dialoghi del presente ouvre la réédition de ses cinq mouvements pour piano, guitare, flûte, basse, mandoline, percussions, violoncelle, violon, …. Parfois prise d'accents impressionnistes (les arpèges de piano du Primo quadro "della conoscenza" évoquent la Rêverie de Debussy), parfois d'une tonalité franchement expressive (la ferveur d'un dialogue entre bourdons de voix féminines et violoncelle) mais toujours affectée d'une mélancolique lenteur, la musique semble avancer sur le fil délicat d'influences orientales (arpèges de guitare non modaux, percussions indiennes). Les six morceaux qui complètent la réédition éclairent sous un jour nouveau des facettes de la musique de Cilio jusqu'alors peu visibles : comme le soin porté au mixage (deux mouvements du Dialoghi del presente présentés ici dans des versions inédites, montrent de manière spectaculaire l'usage intensif du studio que faisait le musicien) ou son intérêt pour les sons tenus (fascination pour les basses du piano et sa résonance, bourdons de cordes, plaintes d'instruments à vent sur Studio per fiati). Les inédits réunis illustrent également de nouveaux aspects de son travail après 1977 : l'effacement de la tonalité à mesure que le pianiste privilégie le réductionnisme comme méthode de travail avant de faire corps avec le minimalisme (les intervalles "grubbs-iesques" de Liebesleid, la beauté clairsemée de 4th sonata où des motifs têtus et assonants viennent s'enrouler autour du silence qui les jouxte) mais aussi l'intérêt porté à l'électronique sur un morceau comme Suiff (avec son dialogue entre piano et arrangements électroniques, dont l'inégalable Eight Corners de… Gastr Del Sol décidément, sur Mirror repair semble aujourd'hui être une ramification possible). Un oncle d'Italie inattendu qui se trouvera de nombreux neveux (de Jóhann Jóhannsson à Marcus Schmickler, en passant par Hajsch, Ryan Teague, Nils Økland…).
