last edited in April 2007    


 

This solo work by the 3/4hadbeeneliminated guitarist Stefano Pilia can aptly be defined “ecstatic”, in the purest sense of the term. Each guitar note seems to emanate from beneath an invisible surface, lingering for a few moments only to drop back down and be replaced by another; different harmonics emerge creating a restless resonance, and tiny clusters of melody appear and disappear before fading in the haze of a gorgeous drone.
Stefano Pilia  was born in Genoa in 1978. He lives  and works in Bologna. An electro-acoustic composer and multi-instrumentalist  who   has realeased  various recordings  with  both Italian and foreign labels , has toured Europe and the USA, collaborating with  artists  as well as musicians. His work has become progressevly  concerned with  the research of the sculputural dimensions of sound and it's relations with  space both through instrumental  executional  practices  and investigations   into the recording and production process. He is one of the founder members of 3/4HadBeenEliminated, a synthethis  between improvisation, electro-acoustic composition and avant-rock sensibilties. He  generally plays live  as solo and with 3/4HadBeenEliminated  and frequently  collaborates  on the sound-tracking  (both live  and on CD/video) for the productions of Zimmerfrei, Cosmesi, Homemovies  and Wuming2.

GENRE: guitar, electronic, drone
FORMAT: CD digipack
DESCRIPTION: Deluxe tri-fold digipack CD edition
PRICE: 15 euro



TRACKS
1. Sea 6:55
2. Water 6:17
3. Question 4:12
4. Sky 8:01
5. Window 4:44
6. Land 10:34

 

 

 

discography

The Suncrows Fall and Tree
GENRE:guitar, electronic, drone
FORMAT: CD
PRICE: 15 euro

Between Neck & Stomach
GENRE:drones, electro-acoustic
FORMAT: CD
PRICE: 12 euro

IN CONCERT
having the ear in your hand



13-05-2008
Stefano Pilia SOLO@Spasibar, Oslo | Norway
+ Andrea Belfi Solo


15-05-2008
Stefano Pilia SOLO@Ugglan Festival, Stockholm | Sweden
+ Andrea Belfi Solo

16-05-2008
Stefano Pilia SOLO@Moonshake Club, Umea | Sweden
+ Andrea Belfi Solo

booking: info@die-schachtel.com

The Wire - March 2008 review

Italian guitarist Stefano Pilia is a lyrical minimalist. That turn of phrase must seem oxymoronic, depending on how austere your minimalism, but Pilia quietly and simply adheres to basic principles about the guitar. His playing evokes oceanic stillness, or tangles driftwood gently bobbing in one place, directionless after the flood. Pilia has already presented us with several solo records, the most recent of which, The Suncrows Fall And Tree, was one of the 2007's more eloquent explorations of drone. This interest is still in evidence on Action Silence Prayers, thought is far from the album's raison d'etre. Instead, the guitar is tenderly plucked, singing out calm, winding melodies and that kind of closely chorded, gently discordant shapes once perfected by Taku Sugimoto, Before he turn disappearance into an art form. On "Sky" Pilia applies a similar diffidence and quiet determination to plaing the piano, before an underwater loop for guitar, piano and a Marina Rosenfeld sample peacefully spools aut of audition, like tape unwinding from a reel-to-reel. "Sea" and "Land" bookend the set with texturological explorations that are more elegant than Pilia's previous drone outings. However , the solo guitar recitals are the most affecting pieces here. Wheter exploring the beating of notes just out of phrase , as on "Question", or skimming the guitar's surface with raindrop chimes, as on "Water", Pilia's playing is poised, higly articulate and emotionally generous. Jon Dale

Sound and Silence (April 2008)

Dopo varie collaborazioni sparse a destra e a manca era lecito attendersi da Belfi e Pilia un CD a quattro mani e invece ecco che se ne escono fuori con due dischi solisti che possiamo considerare come 'gemellati', dal momento che sono stati pubblicati in contemporanea sullo stesso marchio. È proprio da quest'ultimo che voglio iniziare per sperticarmi in ennesime lodi ai due discografici milanesi che gestiscono la Die Schachtel: in un momento in cui la confezione dei dischi appare sempre più dozzinale, e mentre lo stesso supporto discografico è messo in discussione dalla trasmissione dati via rete, la cura che Bruno Stucchi e Fabio Carboni mettono nelle loro pubblicazioni è addirittura commovente. Paragonare CD come questi a quelli messi in circolazione dalla stragrande maggioranza delle etichette discografiche equivale al paragonare uno di quei bei maglioni lavorati a mano con quelli che vengono sfornati in serie da un qualsiasi opificio. Ma Stucchi e Carboni, da buoni collezionisti, sono cresciuti con i supporti in vinile, li hanno amati e li hanno riproposti nelle loro prime pubblicazioni come discografici, e oggi cercano di conservare alto il livello qualitativo della confezione anche nel formato Compact Disc. Fortunatamente per loro questa strategia alla distanza è risultata vincente; mi sembra infatti che la Die Schachtel ha ormai raggiunto una certa tranquillità economica, e di questa fortuna usufruiremo anche noi (spero per lungo tempo) ogni qualvolta potremo mettere le mani su gioielli di questa fatta.
E vengo al contenuto dei due dischetti.
Devo dire che il disco precedente di Belfi, su Häpna, non mi aveva pienamente convinto; i brani erano ottimi se presi singolarmente ma sembravano non funzionare come insieme, non c'era coesione, e il tutto appariva troppo frammentato (in realtà i brani erano stati concepiti in situazioni e momenti differenti). Questo nuovo disco, viceversa, si fa apprezzare proprio per la forza dell'insieme percepibile, fin da prima dell'ascolto, già nella scelta di dividerlo non in titoli ben distinti ma in quattro parti che appaiono come componenti di un unico indissociabile. La cosa che balza subito all'occhio è il fatto che in "Knots" Belfi usa essenzialmente quello che è il suo strumento, cioè la batteria, e lo fa con classe e raffinatezza, tendendo ad unificare la tradizione contemporanea europea legata all'uso delle percussioni (da Stockhausen a Jason Khan, attraverso l'AMM) con la tradizione nera (quella che da Max Roach porta a Milford Graves). È così che entra prepotentemente in gioco la tradizione afro dello strumento, con un insistentre tambureggiare che si assomma a sottili linee di feedback (almeno credo che si tratti di questo e comunque tale è l'effetto) o a rarefatti giochi di tastiera (e devo ripetere l'almeno credo) suonata dallo stesso Belfi o campionata che sia. Tale avvicinamento all'Africa potrà apparire anche strano ma in realtà non lo è affatto, dal momento che il percorso di ogni batterista curioso e intelligente non può che, prima o poi, portare da quelle parti. Ma c'è di più, e con "Knots" Belfi torna a quella impalpabilità ed a quel minimalismo che alla terza edizione di "Superfici Sonore" aveva fatto in modo che il suo concerto in coppia con Ciro Fioratti stupisse tutti e fosse ricordato da alcuni (compreso il sottoscritto) come il miglior concerto della rassegna.
Buone nuove anche per Stefano Pilia che, pur restando legato ad un'estetica bucolica e vicina a filosofie zen e/o naturaliste e pur conservando pressanti richiami agli elementi naturali, abbandona in parte i lunghi bordoni dei dischi precedenti e si dedica ad una ricerca più microscopica intorno ai suoni e alle relative risonanze. Chitarra elettrica (anche preparata), pianoforte, qualche campione e pedaliera loop servono per la creazione di un microcosmo delicatissimo e rarefatto. La grazia e la melodiosità di queste pagine sembrano contrastare con l'energia e la furia elettrica che il Pilia tira fuori nei concerti con i ¾ HadBeenEliminated, e in realtà il multistrumentista bolognese (al pari di Keiji Haino) sembra essere affetto da un vero e proprio sdoppiamento della personalità (e magari anche da un triplicamento o quadruplicamento). È così che l'energia di quei concerti, talvolta rockettona, nei suoi dischi in solitudine si stempera nelle suggestioni provate ascoltando lo scorrere di un ruscello, lo sciabordare della risacca, il refolare di un venticello primaverile od il respirare di un bosco. Sono molti i nomi che potrei fare e portare a paragone di questa triplice meditazione, ma preferisco non farlo perché il disco è fondamentalmente molto personale e frutto di una sensibilità singolare ed, in qualche modo, unica. Preferisco quindi che sia lo stesso lettore a scoprire eventuali richiami, ma sono certo che una volta messo al cospetto di queste trame cristalline ogni pensiero verrà meno e l'abbandono sarà totale…
E il naufragar m'è dolce in questo mare.


Blowupmagazine (February 2008)

Stefano Pilia, chitarra elettrica dei 3/4HadBeenEliminated, accosta al suo strumento sparse figure d'elettronica con un sentimento del suono non distante da quello di Belfi: minimale, riduzionista, estatico.
Note limpide e diradate, echeggiate con un gusto perfetto per la risonanza (Question), così evaporate da sfigurarsi (Sea), coniugate con un pianoforte similmente largo (Sky), elevate e irrobustite in un turbini circolari (Land) o appena rintoccate come un bues di Loren Connors (Window). Un suono che pare nascere fuori dall' aria in cui si diffonde, e crescere nel vuoto, lontano, distante:dentro di noi.